La Vita Segreta del Trifide


 

15ª Puntata: "Il Trifide gioca al lotto".

 

- Ecco pronta 'a Sette Staggioni calla calla per il padron polipo!


Cirillo 'o Pizzettiere scodellò sulla scrivania del Trifide una massa informe piena di mozzarella alla diossina, pommarola cinese, melanzane olandesi, peperoni turchi, funghi allucinogeni, carciofini del Senegal, olive di plastica, acciughe di montagna e l'immancabile salsiccione di carne di cane: una delizia insomma, trasudante grasso e colesterolo come piaceva al padrone.
 

Cirillo 'o Pizzettiere ristora l'inappetente Trifide con una mezza porzione di Pizza alle 6 stagioni con rinforzo di 1.

 

Solitamente la pizza sette stagioni di Cirillo sortiva un effetto quasi miracoloso sull'umore del Trifide ma stavolta il Polipone la degnò appena di uno sguardo distratto, rovistò negli ingredienti con indifferenza, rincorrendo annoiato un'oliva su e giù per tutta la pizza e con l'unico occhio che sembrava perduto verso pensieri lontani.


Cirillo lo osservò attentamente, poi, con la perspicacia tipica dei napoletani, capì al volo che c'erano rogne in vista e che nuvoloni neri si addensavano sulla testona del Trifide.


- Capo, vu' avìte nu problema di quelli grossi assaje, dicidincello allo Cirillo vostro...


Il Verdastro esalò un sospiro che sterminò una colonia di formiche avventuratesi sul tavolo alla ricerca di cibo e trovò il coraggio di liberarsi dal peso che lo opprimeva da settimane.


- Ciri', stiamo sotto Natale, non abbiamo quattrini e per aprire il circo devo ingaggiare nuove attrazioni; le attrazioni con che le ingaggio, con una fetta di pizza sette stagioni? Lassame murì, so' disperato!

 

E tentò il suicidio addentando dalla pizza una vongola mannara pescata a Marghera, che rispose da par suo barricandosi nel suo guscio rosa e sputandogli una mistura di idrocarburi e salsedine.

 

La Vongola Mannara dell'Alto Adriatico è una particolare evoluzione della tellina comune, deve il suo nome all'habitat naturale individuato nelle sabbie generose del canale Petrolchimico di Marghera, da sempre terra vocata alla riproduzione di specie rarissime, addirittura mai viste prima.

Questo esemplare è un cucciolo di pochi giorni, lo si riconosce per il delicato colore rosa che da adulto si trasforma in blu elettrico intermittente.

Le barbule licantrofile e le appendici deambulatorie sono appena visibili, sputa solo a 80 centimetri fino a tre anni di età.

 

Commestibile solo dai Trifidi. 

 

 

 

 

Non gli riusciva nemmeno di morire...


Cirillo scosse la testa con aria saputa, lui era abituato a ben altri problemi, gli bruciavano il negozio un mese si e uno no, doveva dare metà dell'incasso a degli strani amici e quindi le idee per sbarcare il lunario erano la sua specialità da prima di nascere.


- Capo, quando tenimmo nu problema grosso assai noi pregamo a San Gennaro e giocammo a o' banco lotto!

- Date retta a Cirillone vostro e fatte accussì... mo' ve magnate a' pizza sana sana con un bicchierone di Quasivino colorato per completare, quella v'arremane sullo stommico e ve ne jete a durmi', a' pizza ve dà l'enzuogne, quanno ve svejate currete a o' banco lotto, raccuntate l'inzogne, chillo d'o banco ve da i nummeri e vu veli jucate, chille escono e vu site salve, fate accussì, semplice no?!

Il Trifide lo guardò, rimase per un pò pensieroso, ignaro di un filo di mozzarella indurito che collegava a guisa di funicolare la sua bocca con il piatto del pizzone. La scena pareva di grande intensità ad un occhio disattento perchè il futuro GT sembrava riflettere attentamente sulla proposta mentre in realtà non aveva capito assolutamente nulla; la lingua di Cirillo era francamente incomprensibile.

 

Gli fece cenno perciò di ripetere tutto daccapo e poi ancora e ancora e quando, alla sesta spiegazione, la confusione fu finalmente totale nella sua testona verde, d'improvviso capì.


-Massì - pensò - peggio di così si muore e perso per perso seguiamo il consiglio di Cirillo.


Ritrovato d'incanto l'appetito e l'allegria, si schiafranò l'intera pizza e per ben disporre il sogno ed evocare numeri fortunati si concesse mezza bottiglia di simil-limoncello e due sfogliatielle avariate che non tardarono a sortire effetto...
 

Con un mal di pancia da paura filò a dormire e il sogno non si fece attendere, venne davvero e lui al risveglio dopo una notte di tregenda si preparò a raccontare ciò che gli era apparso nel sonno.

 

Il banco del lotto era una novità per lui, si fece spiegare per filo e per segno da Cirillo quanto avrebbe dovuto fare per poter giocare il sogno fortunato e si persuase che fosse come andare a comperare le sigarette dal tabaccaio: "vado, entro, dico i numeri, dò i soldi e me ne esco col biglietto" pensava.

 

Tutto contento e soddisfatto si avviò con passo deciso verso la nuova avventura di giornata e mai avrebbe immaginato di trovare quello che vide in seguito...

 

Una folla oceanica attendeva di potersi giocare i numeri sognati, ognuno in cuor suo convinto che un trisavolo transitante nottetempo o la suocera materializzata in un incubo avesse rivelato solo a lui le combinazioni per cambiare vita e dare un calcio alle preoccupazioni.

Il Trifide osservava sgomento la vociante muraglia umana in cerca di fortuna...


 

Capì immediatamente che lui, povero abitante di un mondo lontano simile alla ordinata Svezia ove le file sono al massimo di due persone, non avrebbe mai potuto competere con quella marea di invasati che sgomitavano, si insinuavano, spingevano, urlavano, tentando di arrivare allo sportello del Banco prima degli altri, non importava capire che con un pò di ordine tutti avrebbero perso meno tempo, l'importante era avere la sensazione di avere fregato qualcuno, come sempre.

 

Ma il Verdastro non si perse d'animo, riflettè giusto un attimo e si napoletanizzò immediatamente, salì sulla balaustra superiore e di li, agitando un tentacolo, indicò un punto indefinito all'orizzonte e urlò con quanto fiato aveva in gola

-Guagliooooo currète, ci stà a Maradona, ci stà a Maradonaaaaaaaaa, Maradò è meglio 'e Pelèeeeeee! 

 

Con un boato terrificante la folla fece dietro-front, si riversò come un esercito di lemming verso la direzione indicata e sparì in una nuvola di polvere, lasciando il banco lotto deserto e pieno di cartacce come alla fine di una giornata a Wall Street.

 

Il Trifide finalmente potè ricomporsi e con un aplomb degno di un lord inglese fece ingresso nella ricevitoria, dove avrebbe dato un calcio alla sfortuna e coronato il sogno di diventare milionario, i numeri erano con lui, non avrebbe fallito l'appuntamento con la dea bendata!

Lo accolse il gestore Fefè, un tipo cerimonioso coi baffetti alla Larry Niven e i capelli impomatati come Larry Niven, anzi, pareva proprio Larry Niven con un mitra in mano (diceva che coi tempi che corrono era meglio "stare accuorti").

 

 

Fefè stava dietro un piccolo banco di fòrmica e questo banco per dare un tono di ufficialità era munito di un vetro verticale che separava Larry Fefè Niven dai clienti, si parlava attraverso un foro circolare praticato nel vetro.

 

L'atmosfera era irreale, il Trifide si chiese come mai ci fosse un foro in basso per parlare visto che bastava alzare la testa e si poteva direttamente conversare col gestore scavalcando il vetro che gli arrivava si e no all'ombelico, ma rinunciò a chiedere, l'importante era avere i numeri...

Il resto della stravaganza della scena era rappresentato da alcune inquietanti donne che stazionavano nei pressi del banco, come fossero in attesa di qualcosa, parevano comparse di un funerale. Erano delle specie di dipendenti della ricevitoria.

 

Il casting delle Vocianti, prototipi delle veline dei nostri giorni in attesa delle rivelazioni del Trifide...

 

 

 

 

Finalmente il gestore si rivolse al Polipone e lo invitò ad esporre il sogno, ci avrebbe pensato lui a trasformare i segni in numeri giocabili, anni e anni di smorfia lo avevano trasformato in un oracolo inarrivabile.

 

Il Trifide si calò benissimo nella parte e iniziò a parlare napoletano stretto.

 

- Agge fatte n'inzogne strano assaje e vurria ave' e nummere
- Raccontate zigno'
- Era a' festa...

- 'A FESTA, 'A FESTA, SI  'NZOGNO' 'A FESTAAAAA.

Improvvisamente le pie donne si animarono gesticolando, facendo voci e commentando all'unisono gli accadimenti, si capì che ogni volta che qualcuno proclamava un particolare del sogno avuto questa specie di coro gospel nerovestito si alzava d'improvviso come tarantolato, ripeteva le parole udite e immediatamente si risedeva tornando trepidante in attesa del racconto.  
 

- Che festa? San Gennaro, San Pasquale, San Procopio, che festa?
- E che ne so io? Era festa, c'erene palluncine, bandierine, stelle filante, na' festa, di più nin zo.

-PALLUNCINEEEE SI  'NZOGNO' PALLUNCINEEEEE
- Continuate...
- C'era tanta gente ma io mi accorsi di uno solo, in un angolo, nu tenente...

-'O TENENTEEEEEEE, 'O TENENTEEEEEEE
- E che faciva stu' tenente?
- S'ammagnava na' buatta de' fasule (fagioli) e...

-E FASULEEEEEEEEEEEEE, E FASULEEEEEEEEEEEEE

- E...?

- E...ehm...ehm...e...ehm...

 

A questo punto il Trifide si bloccò, divenne rosso peperone perchè non gli andava di rivelare un particolare del sogno, non era cosa, c'erano delle signore presenti e pure il gestore non era persona conosciuta, insomma si vergognava, ignaro che a Napoli ogni e qualsiasi dettaglio era necessario per la buona riuscita dell'auspicio e che ogni omissione poteva compromettere l'esito dell'estrazione dei numeri.

Il gestore comprensivo venne in soccorso e, giurando sulla testa del cliente di mantenere il segreto, avvicinò l'orecchio al buco nel vetro e si fece dire sottovoce il motivo di tanta riservatezza.

 

-Vabbuò, voi non vi dovete vergognare, allora, tenevate 'na buatta 'e fasule e nu tenente, che faciva stu tenente?

Con un filo di voce il Trifide esalò:

- S'aggrattava i' ppalle...
Il gestore del banco lotto fece un gesto di compiacimento, come di cosa già sentita, e contravvenendo subitaneamente al vincolo di segretezza informò immediatamente il pubblico in attesa del responso.

- 'E PPALLE 'O TENENTEEEEEEE, 'E PPALLE 'O TENENTEEEEEEE!

 

Finalmente la tortura ebbe fine, il povero Bietolone tutto sudato riprese un pò di colore abituale e si rese conto del perchè ci fosse stata tutta quella folla in precedenza, giocare i numeri era una specie di avventura e ci voleva molto tempo per raccontare le cose proprie a tutti, altro che le macchinette di adesso...

 

- Tenimmo o' terno da jucà: 20 a' festa, 10 e' fasule e 30 'e Ppalle d'o Tenente, su che rota?
- Nin zo, vu ch'a suggerite?
- Facimmo su tutte, ma duvite juca deppiù pecchè sennò vincite de mmeno.
- Con diecimila lire quanto vinco?
- Quattro mijoni, poco cchiu'.


L'occhio della Verza ebbe un lampo di cupidigia, oggi ci sembra somma modesta, ma nell'86 era una cifretta sufficiente a tirar fuori dai guai lo scombiccherato circo Trifidesco.
Subito il nostro eroe allungò una banconota consunta e sporca d'unto ed in cambio ebbe un foglietto con i tre magici numeri segnati sopra, ora non restava che aspettare l'estrazione del 27 dicembre e passare i pochi giorni rimanenti di festività nell'attesa che avvenisse il miracolo...

 

Sognando i dieci comandamenti, la rosa dei venti e i trenta denari, il Trifide crollò tra le braccia di Morfeo, Dio che giornata che aveva avuto!

 

 


 


(fine della quindicesima puntata)


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